No, i due approcci hanno in comune il fatto di non essere percorsi terapeutici, ma si tratta di percorsi molto differenti per metodologia e ambito di intervento.
Il coaching, come ricorda il termine stesso, nasce in ambito sportivo come forma di supporto e stimolo al raggiungimento di un obiettivo attraverso il potenziamento di capacità e competenze personali.
La consulenza filosofica risponde, invece, ad un’esigenza di cambiamento personale o ad una situazione di difficoltà che, spesso, non si presenta in modo chiaro e definito fin da subito. Chi si rivolge alla consulenza potrebbe non avere in mente un obiettivo specifico (come, ad esempio, riuscire a parlare in pubblico) ma un generico desiderio di stare meglio o di mettere a fuoco la situazione che sta vivendo con maggiore chiarezza.
Inoltre, mentre il coaching si basa sul potenziamento di sé per migliorare le proprie performances, in un percorso di consulenza filosofica il cambiamento passa piuttosto per l’accettazione di sé. L’attenzione, quindi, non è rivolta all’esterno, al raggiungimento di un obiettivo in termini di successo o di riuscita, ma al senso che una determinata esperienza ha soggettivamente e in riferimento al proprio sistema di valori.