I caffè filosofici sono incontri nei quali si parla di temi filosofici e argomenti di attualità, in modo informale, non accademico, mentre si sorseggia una tazza di caffè o tè.
Lo studio propone diversi percorsi a tema ognuno dei quali prevede quattro appuntamenti settimanali. Il costo complessivo di ciascun percorso è di di 35€, ma viene offerta la possibilità di partecipare a incontri singoli al costo di 10€ ciascuno.
I caffè filosofici si tengono il mercoledì in due fasce orarie: una mattutina dalle 10 alle 12 e una pomeridiana dalle 17 alle 19.
Gli incontri si svolgono con un minimo di 6 partecipanti, solitamente vengono svolti in presenza ma, alla luce dell’attuale emergenza sanitaria in corso, si terranno online sulla piattaforma Zoom.
Un posto per gli affetti: caffè filosofico su amore e amicizia

Amore e amicizia fanno parte a tal punto dell’esperienza umana da essere spesso considerati sentimenti scontati, eppure, a ben vedere, sempre più difficili da coltivare. Lo stile di vita contemporaneo favorisce la socialità, ma rende sempre più complicato dedicare tempo e cura a rapporti d’amicizia e d’amore autentici e profondi.
L’amicizia sembra essere un privilegio dell’infanzia e dell’adolescenza, età in cui è lecito concedersi del tempo da dedicare al solo piacere di stare insieme con gli amici, un lusso che crescendo diventa quasi incompatibile con gli impegni e i ritmi serrati della vita adulta.
Difficoltosi risultano anche i rapporti d’amore, messi in crisi dalla maggiore parità tra uomo e donna, che obbliga a ripensare i ruoli tradizionali all’intero della coppia, e da un sempre più diffuso disincanto rispetto a progetti di vita a lungo termine.
I primi due incontri del caffè filosofico saranno dedicati al tema dell’amicizia, mentre i secondi due all’amore, per riflettere insieme su come si stanno modificando i rapporti affettivi e i modi di vivere assieme.
Le età della vita

Ogni età ha il suo senso più proprio ma il trascorrere degli anni, di per sé, non garantisce di viverlo appieno e di comprenderlo.
In risposta al bisogno di rivelarsi per ciò che si è la società, da un lato offre strumenti di tutti i tipi per raccontarsi e costruire profili e biografie, per rendere interessante ogni momento ed esperienza; dall’altro potenzia le tecnologie di prolungamento della vita che rischiano, invece, di condannarci a sopravvivere faticosamente a noi stessi: la durata a tutti i costi a scapito dell’armonia dei vissuti.
Il conflitto genitori-figli, inoltre, benché proprio dell’età adolescenziale, è ormai destinato a perdurare in una convivenza obbligata per mancanza di condizioni materiali che permettano ai figli di rendersi autonomi e di maturare.
Gli incontri saranno dedicati ciascuno ad un’età della vita: infanzia, adolescenza, età adulta e vecchiaia, troppo spesso ridotte a tappe da bruciare per poi essere idealizzate, mal sopportate, rifiutate, temute. Sono invece i momenti che, dalla nascita in poi, annunciano un significato che impiega tutta la vita a svelarsi.
La bellezza può salvare il mondo?

Esprimere ed ascoltare giudizi sul bello e sul brutto fa parte a tal punto della nostra esperienza quotidiana che sembra del tutto ovvio intenderci quando parliamo di bellezza. Eppure quando si prova a definirla difficilmente ci si trova d’accordo e si finisce per concludere che “è bello ciò che piace”. Ma quale funzione potrà mai avere nel mondo comune a tutti una bellezza tanto soggettiva da coincidere coi gusti personali?
Nell’Idiota di Dostoevskij il principe Miškin afferma: “la bellezza salverà il mondo”.
Da allora quella frase, citata da più parti, ha finito per diventare uno slogan perdendo gran parte del suo senso originario. A quale bellezza si riferiva il grande scrittore russo? E in che senso può salvare il mondo? La bellezza è una o sono molte? È qualcosa colpisce per la sua eccezionalità o si può trovare anche nelle cose meno appariscenti e degne di nota? È un ideale che, come volevano gli antichi greci, coincide col bene o il piano estetico dovrebbe essere slegato da giudizi morali?
Gli incontri partendo da questi e molti altri interrogativi intendono riflettere su cosa sia la bellezza in quanto bisogno dell’anima umana e come sia possibile trovarla nel mondo contemporaneo.
Umani si nasce o si diventa?

Che cosa distingue l’essere umano dagli altri esseri viventi? Da sempre filosofi e scienziati hanno cercato di rispondere a questa domanda definendo l’uomo, di volta in volta, come l’animale politico, culturale, razionale, capace di linguaggio, e così via.
Tutte queste definizioni – accomunate dal tentativo di qualificare l’uomo contrapponendolo all’animale – si dimostrano, tuttavia, inadeguate alla luce dei molti comportamenti irrazionali e autodistruttivi di cui il genere umano si è reso (e si rende) capace in ogni epoca storica.
Negli ultimi anni, scoperte avvenute in vari campi del sapere, dall’etologia alle neuroscienze, hanno messo in discussione la presunta superiorità dell’uomo rispetto agli altri viventi e questo, a sua volta, ha contribuito a modificare il nostro senso etico nei confronti degli altri animali e di conseguenza, abitudini alimentari e di consumo radicate.
D’altra parte, a mettere in crisi il concetto stesso di umanità concorre anche lo sviluppo tecnologico con la progettazione di intelligenze artificiali androidi, sempre più simili all’essere umano e la possibilità di ibridazione tra uomo e macchina.
Viene allora da chiedersi cos’è che ci contraddistingue davvero come umani? È qualcosa di innato, che portiamo in noi fin dalla nascita, o piuttosto qualcosa che può essere acquisito in modi tutt’altro che scontati? Si tratta di qualcosa che riteniamo irrinunciabile o che saremmo disposti a barattare in cambio di una super intelligenza e forse dell’immortalità?
Gli incontri partendo da queste ed altre sollecitazioni intendono attraversare alcuni temi principali: il problema della natura umana, il rapporto dell’uomo con gli altri viventi, i cambiamenti antropologici prodotti dalle nuove tecnologie.